Dall’introduzione di Padre Giulio Cittadini D.O.

Doverosa riconoscenza

La qualità di una persona traspare con chiara evidenza anche dal suo modo di ricordare il passato. Questo perché il nostro ricordare dipende, ovviamente, dal modo con cui ci rapportiamo agli avvenimenti e alle persone che ci si presentano quotidianamente.
Come interpretarli? Che cosa inseriamo nella nostra memoria e che cosa invece rimoviamo?
L'amico Lino Monchieri ricorda con gratitudine: evidentemente perché con gratitudine, e cioè con cuore e mente aperti e sereni, vive il suo tempo presente, distinguendovi il bene dal male con un ottimismo di fondo, interiormente libero da quei complessi d'inferiorità che generano, per reazione, atteggiamenti meschini, di chiusura ipercritica e di sistematica denigrazione del prossimo.
La riconoscenza, come capacità di riconoscere, alberga soltanto negli animi evoluti e maturi.
Lino Monchieri ha vissuto la durissima prova dell'internamento nei lager nazisti ed è tuttora Presidente della Sezione di Brescia e Consigliere Nazionale dell'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati). Da questa cattedra egli continua a tener desto il ricordo di quel drammatico aspetto della Resistenza europea, rendendoci sempre più evidente che essa fu un fatto collettivo di rivolta morale nei cor[fronti di un regime che prometteva oppressione al mondo intero. Un fenomeno storico, questo della Resistenza, che fu certamente la lezione più alta dello spirito di libertà nel secolo che sta per finire.
Monchieri, dunque, rivolge il suo grazie a Padre Marcolini, che di questa obiezione di coscienza fu oggettivamente partecipe come internato di guerra.
Nel saggio che l'autore mi chiede di presentare, l’indimenticabile padre della Pace viene recuperato in occasione del cinquantesimo anniversario delle B.I.M., le mitiche 'bande irregolari marcoliniane, che ebbero come primo presidente proprio Lino Monchieri, anche lui ex internato e pergiunta autore del bellissimo motto che distingueva appunto le bande: "Verso l'alto concordi".
Dalle pagine di questa testimonianza colma di gratitudine, la figura di padre Ottorino emerge in tutta la sua vivezza: un prete fuori serie (così lo ha definito Don Fappani), imprevedibile, assolutamente matto e cocciuto, nemico giurato delle 'bagologie, cioè delle parole vuote, un creativo sempre all'opera nel concreto.
L'invenzione delle BIM si deve porre nel contesto di un'Italia che, dopo lo sfacelo della guerra, cercava le faticose vie della ricostruzione. Questa doveva essere innanzitutto morale. Dopo tante atrocità e tanti orrori, dopo tutte le propagande che volevano indurci a riconoscere sopra di noi alcuni superuomini e un'unica super razza, dopo tanto 'credere, obbedire e combattere, le BIM dovevano offrire a tutti gioiosi momenti di fraternità e di sollievo spirituale, momenti di una sanissima anarchia.
Il cristianesimo, ripeteva spesso il Padre, è gioia e libertà dello spirito.
Come sappiamo, le BIM precedettero di poco l'altra e ancor più significativa invenzione del Marcolini, quella dei villaggi, delle case in serie, offerte ai meno abbienti, alle nuove famiglie che andavano formandosi nel dopoguerra. Un'invenzione che perdura e che a tutt'oggi ha fornito dignitosi alloggi a più di centomila persone.
Ma dalle pagine di Monchieri emerge anche un Marcolini abbastanza inedito, il catechista e il pedagogo, un Marcolini che sapeva parlare e come, che sapeva toccare il cuore della gente con parole che erano concrete come le sue case.
Opportunamente l'autore ricorda gli aneddoti di cui l'oratore Marcolini si serviva, aneddoti chiarissimi, che non avevano bisogno di spiegazioni e che si imprimevano profondamente e indelebilmente nell'animo dell'ascoltatore. Monchieri ne ricorda parecchi, tutti ancora molto espressivi, che potrebbero essere utilizzati anche oggi, in un tempo in cui invece abbondano le elucubrazioni più o mero evanescenti.
Non mi resta, a questo punto, che di ringraziare l'amico Lino per questa sua fatica, e di augurare al libro la più ampia diffusione. Esso ha fatto del bene anche a me. È stato come ripassare una figura umana e sacerdotale di estrema coerenza, una figura che non cessa di provocarci, con la sua penetrante e forte ironia, che ci spinge a darci da fare, finché abbiamo tempo, con le parole e con i fatti, perché, come dice il Vangelo, i poveri sono sempre fra di noi, poveri di beni materiali e poveri di Cristo.

Giulio Cittadini

 
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